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eTBLAST: A caccia di plagiatori

 

Nel numero di maggio di Le Scienze possiamo leggere un articolo di Harold “Skip” Garner in cui racconta del software eTBLAST, realizzato nel 1994 per effettuare ricerche in Medline, l’archivio di tutti gli studi di rilevanza medica. Il software partendo da un estratto di testo è in grado creare una lista ordinata di risultati con l’indicazione della percentuale di similarità tra il testo di partenza e l’abstract trovato. Sebbene il sistema sia stato creato come strumento di supporto alla comprensione di un testo scientifico, in grado di indicare una serie di pubblicazioni contenenti idee correlate al testo in esame, come sottoprodotto di questo progetto è nato un database di testi similari, chiamato Déjà Vu, dalla cui analisi è emerso un risultato allarmante: escludendo i casi in cui due testi sono molto simili per ragioni lecite, per esempio aggiornamenti di vecchi articoli o resoconti di convegni, si è verificato che lo 0,1% delle pubblicazioni era palesemente copiato dal lavoro di altri. Considerando che ogni anno si pubblicano circa 600000 articoli di biomedicina, anche una percentuale così piccola rappresenta un risultato significativo. Le implicazioni di questa scoperta sono economiche, oltre che etiche, poichè i ricercatori, come è noto, crescono in prestigio e fanno carriera soprattutto in funzione del numero di pubblicazioni effettuate, ma in più molti progetti finanziati vengono retribuiti in base agli articoli pubblicati. Nell’articolo l’autore indica anche il danno economico prodotto da questi casi di “doppio finanziamento”, stimato in circa 200 milioni di dollari/anno.

 Ma per parlare di plagio non è necessario scomodare il mondo accademico, quante persone ogni giorno mandano un sms all’amata/o “riciclando” una frase carina letta chissà dove?

Sicuramente questo è un peccato veniale, ma in questi giorni un amica mi ha fatto notare un fenomeno molto più grave: su Amazon un tale Andrea il 3 gennaio 2014 scrive:

 Questa recensione è su: Formaggi veg. Latte, yogurt e formaggi vegetali fatti in casa (Copertina flessibile)

Leggendo le tante recensioni positive mi aspettavo decisamente di meglio, ma effettivamente di formaggio (veg o no) queste preparazioni hanno ben poco. Vorrei sapere di tutte le persone che danno grandissime recensioni, quante hanno effettivamente provato le ricette: personalmente ho riscontrato spesso delle dosi decisamente sbagliate (la “ricotta”, secondo il libro, dovrebbe essere fatta con 1 litro di latte di soia e 10 ml (un cucchiaio scarso a conti fatti) di aceto di mele: vorrei vedere quanta cagliata avete raccolto voi, io solo uno strato: cercando su internet ho scoperto che i cucchiai di aceto di mele richiesti sono 5-6, molti di più di quello proposto).

O la mozzarella a fette, che di mozzarella non ricordava neanche lontanamente l’ombra nè nel sapore nè nella consistenza (essendoci l’agar agar rimane un po’ viscida e farinosa per presenza di amido di mais).

Un altro “formaggio” è dato dai ceci frullati e insaporiti con spezie: parlare di formaggio mi sembra fuori luogo.

L’unica nota positiva è la grandezza del libro e la quantità di foto che mostrano le preparazioni passo passo (peccato che le spiegazioni non siano altrettanto dettagliate spesso, ad esempio sui gradi di cottura o simili).

Personalmente sconsiglio vivamente l’acquisto di questo libro (che trae in inganno con quel “formaggi veg”):ci sono ricette molto più valide sul web (cercate le ricette della mozzarella di concita ad esempio).

Purtroppo spesso ci sono forti esagerazioni negli apprezzamenti di ricette vegane ideate da chi non ha basi di cucina alle spalle, salvo poi provare a riprodurle e non riscontrare “sta gran cosa” che dai commenti sembrebbe sia (ad esempio il germe di grando che di formaggio non ricorda manco l’odore e che tutti insistono a volerlo accomunare anche nel sapore).

 

 

Ebbene, il 26 maggio, sempre su Amazon, una certa Cassiopea pubblica un’altra recensione palesemente copiata dalla prima:

 

Questa recensione è su: UNO Cookbook. Ricette 100% veg semplici e gustose che fanno bene a noi, agli animali e al nostro pianeta (Copertina flessibile)

Leggendo le tante recensioni positive mi aspettavo decisamente di meglio, ma effettivamente di nuovo o creativo queste preparazioni hanno ben poco. Vorrei sapere di tutte le persone che danno grandissime recensioni, quante hanno effettivamente provato le ricette: personalmente ho riscontrato spesso delle dosi decisamente sbagliate. Per non dire di alcune ricette ASSURDE come il carpaccio di anguria: tagliate a fette l’anguria e cospargetela di fiocchi di sale…. sì, avevo proprio bisogno di spendere una trentina di euro per saperlo!

L’unica nota positiva è la grandezza del libro e la quantità di foto ma la grandezza è data anche dalla CARTA SPESSA e da una quantità di descrizioni della vita del blogger che non dicono niente (ma magari gli sembrava di essere molto cool a inserirle).

Personalmente sconsiglio vivamente l’acquisto di questo libro: ci sono ricette molto più valide sul web!!

Purtroppo spesso ci sono forti esagerazioni negli apprezzamenti di ricette vegane ideate da chi non ha basi di cucina alle spalle, salvo poi provare a riprodurle e non riscontrare “sta gran cosa” che dai commenti sembrerebbe.

Io i commenti sui libri di cucina li lascio sempre dopo aver provato almeno 3-4 ricette e aver letto tutto il libro!

Le frasi evidenziate in blu sono identiche alla recensione precedente di altro autore e riferita ad un altro libro.

Non entriamo nel merito degli aspetti etici di questo comportamento ma la domanda sorge spontanea:

Cassiopea … ma il libro l’hai letto?